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Oggi è il 19 di Kislev, un giorno considerato come il Rosh Hashanà del Chassidismo. Decine di persone si sono riunite al Centro Rauchman a Via Cesare Balbo per partecipare in un raduno chassidico che ha visto come ospite d'onore Rav Moshe Lazar e un intervento speciale di Rav Adin Even Israel Steinsaltz. Riportiamo il blog di Rav Shalom Hazan, autore di ravblog.it e direttore di Chabad-Lubavitch a Monteverde. Shabbat Shalom!
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Ieri sera abbiamo festeggiato la data del 19 di Kislev che è considerato il capodanno del Chassidismo tenendo un incontro chassidico. Come si definisce un incontro chassidico? Si sta insieme, si mangia qualcosa e si dice un po' di "lechaim", si canta e ... si tace. Durante un incontro chassidico dicevano i Chassidim di una volta "uno tace e tutti ascoltano"...
"Vi sono molti capodanni - spiegò ieri sera a Via Balbo il rav Adin Even-Israel Steinsaltz - esiste il capodanno "grande" durante il quale prendiamo atto di tutte le nostre azioni positive o meno dell'anno passato; esiste il "capodanno degli alberi' ed esiste il 'capodanno del Chassidismo'. Cosa ci chiede questo giorno? Ci chiede di crescere, ognuno a secondo del proprio livello. Crescere non solo negli aspetti della vita ebraica che diamo per scontato ma anche in ciò che può essere considerato 'in più'".
Il rav illustra le proprie parole indicando uno dei presenti e dicendogli "vedi, quando la tua anima arriverà davanti alla Corte Celeste, diranno che sei stato un bravissimo ebreo ma, chiederanno 'dov'è la tua barba?!' Mentre quando verrai tu la sopra - a questo punto rav Steinsaltz si rivolge ad un'altro dei presenti - l'angelo prenderà in mano la tua barba e dirà 'barba barba, dove è il tuo ebreo?!"
"Ognuno quindi deve crescere a sua maniera..."
L'ospite d'onore della serata giunto da Milano, rav Moshe Lazar, ha ispirato i molti presenti con le sue parole di isegnamenti e racconti chassidici.
"Uno degli allievi di rav Dov Ber, il Maghìd [predicatore] di Mezerich, gli domandò come fosse possibile accettare la sofferenza con gioia. Per lui era chiaro che tutto, anche la sofferenza, viene dal Sign-re e quindi era pronto ad accettarlo. Ma il Talmud dice che è possibile farlo con gioia... e questo è molto difficile capire. 'Vai dal mio allievo rabbì Zusha, gli rispose il Maghìd e da lui potrai avere la risposta.'
"L'allievo si recò presso rav Zusha e rimase sorpreso dal livello di povertà nella quale quest'ultimo viveva. La casa non era altro che una baracca malandata, sedie rotte, i bambini scalzi e da mangiare non si vedeva... Oltre tutto il rav Zusha stesso soffriva di diverse malattie.
"L'amico fu accolto da rav Zusha con gioia genuina. Il maestro mi mandò da lei per capire come accettare le sofferenze con gioia, disse l'ospite.
"Ma sei sicuro che ti ha mandato da me? chiese rabbì Zusha. Io non ho mai sofferto!