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ב"ה

Il Bestseller Non Basta

Venerdi, 27 Giugno, 2014 - 2.29

La prossima settimana ricorre il 20° anniversario della scomparsa del Rebbe, e il mondo ne sta prendendo atto.

Una delle biografie del Rebbe pubblicate questo mese ("Rebbe" di Joseph Telushkin, pubblicato da HarperCollins) ha già raggiunto la lista dei New York Times Bestsellers, così come  quella di Amazon, Publisher's Weekly, Reuters, ed altre. Anche l'opera di Rav Even-Irael (Steinsalz) ("My Rebbe", Maggid publishing) è stata mandata in stampa per la terza volta.
 
Il mensile Shalom della Comunità Ebraica di Roma, come molti organi di stampa (ebraica e non) nel mondo, dedica il numero di giugno al Rebbe e al mondo Chabad (www.shalom.it).
 
I giornali dedicano gli spazi soprattutto all'impatto che il Rebbe e la sua visione hanno avuto su leader religiosi e politici, alla vasta rete di centri Chabad che si trovano in ogni angolo del globo, e così via.
 
Sicuramente per i giornali sono queste le idee da mettere a fuoco in questo momento. Tuttavia, per chi ha cercato di approfondire e seguire gli insegnamenti e l'esempio del Rebbe, questo è un momento per riflettere su altri concetti.
 
In occasione del ventesimo anniversario della scomparsa del Rebbe Yosef Yizchak, che era suo suocero e suo Rebbe, il Rebbe citò, tra l'altro, un brano del Talmud (Sotà 13b-14a) nel quale si parla della morte di Moshè. Moshè non è realmente morto, dice uno dei maestri, in quanto così come durante la sua vita materiale serviva il Sign-re, anche ora continua a servire il Sign-re.
 
In che cosa consiste, però, questo servizio? Si potrebbe pensare ad un'anima elevatissima che continua a risalire le sfere spirituali dei mondi superiori, allontanandosi sempre di più dalla mondanità e da qualsiasi cosa possa costituire un contrasto con il volere Divino.
 
Eppure i Maestri esprimono in un'altra maniera il servizio continuo di Moshè. Il luogo della sepoltura di Moshè, come indicato dalla Torà, è sconosciuto, ma un'indicazione generale è comunque stata fornita. La sepoltura fu sul monte Nebo di fronte a Bet Pe'or. Il Pe'or era una delle forme d'idolatria che erano più in voga all'epoca. La maniera nella quale si svolgeva il culto nell'adorare questa idolatria era particolarmente disgustosa e ripugnante anche per chi era abituato ad adorare altri idoli.
 
Purtroppo, alcuni ebrei seguirono questa moda, caddero nella "trappola" e servirono idoli.
  
Il Rebbe da una moneta ad un bambino da mettere nel bossolo di zedakà 
 
Moshè fu sepolto di fronte a questa idolatria per indicare che avrebbe continuato, nei mondi superiori, a pregare e far sì che sia perdonato questo grave peccato.
 
Certo, non si intende limitare il servizio di Moshè solamente a questa problematica specifica. Il Talmud con questo ci insegna che il ruolo di un maestro e un capo del popolo come Moshè, non è solamente di insegnare e di trasmettere la propria saggezza, ma è quello di intervenire -- anche nelle sfere più elevate -- per il bene di coloro che sono stati dimenticati. Per il bene di coloro che hanno creato un forte distacco tra loro stessi e la propria tradizione.
 
Alla luce di questa tradizione possiamo vedere il Rebbe. Uno dei pochi nel corso delle generazioni che ha saputo guardare oltre. Guardare oltre i limiti. Guardare oltre i peccati. Guardare oltre tutto ciò che normalmente si pone dinanzi ad una persona e lo limita. Quando però c'è di mezzo l'amore, spesso questi limiti non si vedono più. E il Rebbe amava le persone e guardava oltre. E la sua anima in Alto continua a farlo e, come Moshè, continua ad intercedere con Hashem per il bene di tutti noi.

Ma questo non è tutto. Questa insegnamento non riguarda solo Moshè o il Rebbe, in realtà si riferisce ad ognuno di noi. In quanto ci insegna che il bene nascosto dentro di noi è sempre presente ed è sempre pronto ad essere esternato per illuminare tutto il resto. Tutti gli aspetti oscuri sparirebbero se portassimo all'aperto gli aspetti luminosi che abbiamo al nostro interno.
 
Il Rebbe ci ha insegnato che abbiamo molta più forza di quanto possiamo pensare di avere. Abbiamo la possibilità di superare quella prova, quel problema, quell'ostacolo che sembrava insormontabile.
 
E il Rebbe senza dubbio "continua a servire" e pregare nel Cielo. Per questo molti usano recarsi presso il suo luogo di sepoltura nel giorno della ricorrenza, o almeno di fare menzionare lì il proprio nome per una berachà. (Chi lo volesse fare è pregato di rispondere a questa mail indicando il proprio nome e il nome della madre.)
 
Lunedì sera, 30 giugno alle ore 20:00 presso la Casa del Cinema in Villa Borghese avremo modo di approfondire ulteriori aspetti durante la serata di studio alla quale speriamo di vedervi!
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