Nelle prossime settimane condivideremo con voi, cari lettori, una storia tratta dalle memorie del Rebbe Yossef Y. Schneersohn di Lubavitch (1880-1950). La storia stessa ma anche la descrizione della vita degli ebrei in Russia di oltre due secoli e mezzo fa sono un'importante fonte di informazioni.
Parte 2°
Quando Rav Yossèf tornò a casa gli fu proposto di incontrare ed eventualmente sposare la figlia di Rav Netanèl lo Soffèr (lo scriba), che era rimasta anche lei vedova. Lei era giovane ed era titolare di un negozio di alimentari. Si sposarono e nell'estate del 5568 (1808) nacque un figlio che chiamarono Abba Zelig.
Nell'anno 5574 (1814) vennero da Rav Yossèf degli agenti della comunità di Lieplie con la richiesta scritta da parte della comunità, nella quale gli offrivano la posizione di Rabbino Capo di Lieplie. In quel momento, Rav Yossèf rammentò che dieci anni prima l'Alter Rebbe gli aveva detto che per il bene della sua anima, sarebbe stato meglio diventare un cocchiere anziché un rabbino. Di conseguenza, rifiutò l'offerta e mandò via gli agenti a mani vuote.
Dopo che furono partiti, riflettendo sulle parole dell'Alter Rebbe, Rav Yossèf si accorse che ora che gli era stata offerta la posizione rabbinica, era giunto il momento di diventare un cocchiere. Per un mese intero fu tormentato dentro di sé sul dafarsi a riguardo. In un momento decideva di andare avanti con il progetto di diventare un cocchiere e in un altro esitava e decideva il contrario. Così andava avanti e indietro in uno stato di confusione, angoscia ed indecisione.
Finalmente prese la decisione di seguire le parole del Rebbe e si avviò verso una locanda che era frequentata dai cocchieri, per poterli conoscere e farsi insegnare il mestiere. Quando i cocchieri videro Rav Yossèf che si avvicinava, lo salutarono e gli domandarono dove volesse viaggiare. Forse verso Vitebsk, o Lieplie? (Le città più importanti della zona). Rav Yossèf rispose timidamente che non aveva bisogno di viaggiare. Voleva solamente imparare il mestiere del cocchiere. I cocchieri si guardarono l'un l'altro in modo incredulo. Semplicemente non potevano comprendere quando stesse dicendo.
"Rav", disse uno dei suoi allievi che capitò in quel luogo, "lei capisce meglio le regole riguardanti la kasherizzazione degli utensili (hag'alà) che le regole di guidare una carrozza (agalà)". I cocchieri che capivano la distinzione tra le due parole in ebraico, si misero a ridere. Uno di loro, tuttavia, disse con la massima serietà: "Se il Maestro Rav Yossèf è venuto da noi, è ovvio che non lo ha fatto per scherzare. Questa deve essere per lui una cosa importante. Venga Rav Yossèf, io sono pronto ad aiutarla e a rispondere alle sue domande".
Rav Yossèf andò immediatamente alla stalla. Il cocchiere dimostrò al Rav come mettere i finimenti, come usare le redini, mettere il grasso sulle assi, ecc. Non sapendo come muoversi in quell'ambiente, Rav Yossèf divenne sporco con il grasso; inoltre uno dei cavalli lo colpì con la coda, vicino all'occhio.
Rav Yossèf tornò a casa sudicio ed esausto; sia il suo corpo che il suo spirito erano spezzati. Si cambiò le vesti ed andò alla sinagoga per la preghiera pomeridiana e per la lezione che faceva ai frequentatori. Dopo la tefillà i suoi amici e conoscenti gli domandarono "perché sei andato a trovare l'associazione dei cocchieri? Si dice in giro che Yitzchak il Cocchiere le ha insegnato a mettere i finimenti". Rav Yossèf evitò le domande e andò a casa.
Quando arrivò a casa vide sua moglie seduta mentre piangeva. Capì che le era giunta la notizia della sua "visita" presso la stalla di Yitzchak il Cocchiere. Rav Yossèf andò in stanza e pianse amareggiato. "Ho forse dedicato più di cinquant'anni della mia vita allo studio costante della Torà e al servizio di Hashm per poi diventare un cocchiere? Potrà un uomo di settant'anni diventare un cocchiere?". Decise in quel momento che non sarebbe mai diventato un cocchiere.
Tuttavia, quando si calmò, si ricordò del momento dieci anni prima in cui si trovava alla presenza del suo Maestro, l'Alter Rebbe. Le parole sacre del Rebbe risuonavano nelle sue orecchie. Si accorse di quanto la previsione del Rebbe si era realizzata e che era giunto il momento che lui diventi un cocchiere.
D'un tratto, gli entrarono in mente le parole dei Saggi che dicono di consultarsi con la propria moglie. Decise di parlarne con lei e di seguire qualsiasi cosa avrebbe consigliato. Andò subito nella stanza dove si trovava sua moglie. Lei stava guardando nel lettino dove il loro piccolo Abba Zelig dormiva. Le lacrime calde ancora scendevano sul suo volto, pensando alla terribile notizia che suo marito era impazzito ed aveva chiesto ai cocchiere di insegnargli il loro mestiere. Quando suo marito si avvicinò, si asciugò le lacrime e gli dimostrò un volto piacevole.
"Ho qualcosa da dirti", disse Rav Yossèf. Le raccontò tutto partendo dalle parole dell'Alter Rebbe e poi disse "ora non so cosa fare; è possibile che dopo cinquant'anni di studiare la Torà diventerò un cocchiere? D'altro canto, come posso non mettere in atto le istruzioni del nostro sacro Rebbe, che la sua memoria sia di benedizione?" Concluse aggiungendo che avrebbe aspettato la sua decisione "farò ciò che tu decidi", disse alla moglie.
"La mia opinione", disse la moglie, "è che se il tuo Maestro e Rav ti ha istruito, dovresti mettere in atto immediatamente le sue parole, senza aspettare neanche un giorno! Domani venderò la mia collana di perle e due oggetti d'oro, il ricavo dovrebbe essere sufficiente per acquistare un cavallo e una carrozza. Che tu possa iniziare questo lavoro seguendo il consiglio del nostro Rebbe in un momento buono e propizio!"
Quando Rav Yossèf udì le parole della sua moglie, espresse con un cuore pure e con una fede così pura, rimase da un lato colpito positivamente dalla pura fede nei Tzadikìm, mentre dall'altra parte gli si spezzò il cuore pensando che lui, Rav Yossèf, sarebbe diventato un cocchiere. I studiosi della città lo chiamavano "Rabbì Yossèf il padrone delle spiegazioni" per la sua chiarezza nell'insegnamento, e in tutte le cittadini e i villaggi della zona era conosciuto come colui che conosceva, praticamente a memoria, tutto il Talmud e il Rambam -- ora diverrebbe uno dei cocchieri... Questo lo portò alle lacrime.
Passati alcuni minuti Rav Yossèf si accorse che era giunto il momento delle preghiere della mezzanotte (Tikun Chazòt - una lamentazione che alcuni usano fare). Si preparò per andare in sinagoga per recitarli con un minian, come era sua usanza, e per poi pregare la tefillà della mattina all'alba.
Questa era la sua usanza abituale; d'estate pregava all'alba (dopo le preghiere della mezzanotte) e la Tefillà gli durava due-tre ore nei giorni feriali e quattro-cinque ore di Shabbàt. Dopodiché studiava il Talmud e il Rambam per circa tre ore e poi andava a fare colazione. Dopo la colazione si riposava per un'ora e poi insegnava un gruppo di allievi per quattro ore. Poi cenava, dormiva per tre ore e studiava per due ore con i propri allievi, dopodiché ripassava la Mishnà per un'ora. In più, regolarmente ripassava a memoria vari aspetti della Torà prima di andare a dormire o a riposare. Pregava Minchà con il minian ed insegnava una lezione di Talmud ai frequentatori prima di 'Arvìt. Durante i mesi invernali modificava questo programma secondo la differenza degli orari diurni e notturni.
Quella notte, Rav Yossèf recitò il tikun chatzòt con il cuore spezzato. Pianse non solo la Distruzione ma anche la sua catastrofa personale: da anziano avrebbe lasciato le sale di studio della Torà. Non solo non avrebbe accettato la carica rabbinica ma sarebbe anche spogliato dal titolo di studioso di Torà e si sarebbe vestito con le vesti sporche del cocchiere. Tutto ciò, senza neanche trovarsi in difficoltà economiche, grazie a D-o. Rav Yossèf pregò dal profondo del cuore chiedendo D-o di salvarlo.
A parta la sua angoscia in generale, Rav Yossèf era particolarmente angosciato a causa delle parole pure di sua moglie. Nel momento in cui lei sentì le parole dell'Alter Rebbe, non esitò un momento e diede la sua opinione con totale fiducia e semplice fede nelle sue parole.
Egli si vergognava dal profondo del cuore. Dopo tutto era lui, Rav Yossèf, che era legato per trentaciunque anni al Rebbe e ai suoi insegnamenti. Tuttavia, quando si trattava di mettere in atto una cosa che pensava fosse sotto la propria dignità, si lasciò buttare in settimane di angoscia durante le quali la sua vita non era vita.
To be continued...